martedì 3 aprile 2012

Quale mercato.....

Con il documento sulla riforma del mercato del lavoro riteniamo di aver assistito all'ennesima azione mistificatoria del Governo dei banchieri, impegnato nel (falso) tentativo mediatico di rilancio dell'economia e dell'occupazione in Italia. Innanzitutto la definizione stessa "mercato del lavoro" sottintende ad una visione di mercificazione del lavoro che noi respingiamo al mittente, in quanto assoggetta i lavoratori
a semplici numeri e non a persone. Falso perché modificare l'art. 18 prevedendo per i licenziamenti economici solo l'indennità e non il reintegro è come dare le chiavi di "un asilo nido ad Erode". Per chi conosce un poco il diritto del lavoro sa che è assolutamente impensabile dimostrare eventuali motivazioni discriminatorie in un licenziamento dichiarato per problemi economici; secondo l'art. 41 della Costituzione, infatti, "l'iniziativa economica privata è libera" e di conseguenza l'organizzazione del lavoro non è materia di trattativa sindacale. Pertanto una qualsiasi azienda potrebbe dichiarare un licenziamento per motivi economici (ma in realtà avviato per discriminazioni di sesso, fede politica o screzi personali), dichiarando semplicemente una ristrutturazione organizzativa, ed il lavoratore avrebbe in carico l'onere probatorio di dover dimostrare davanti al giudice il reale motivo discriminatorio. Praticamente impossibile! Falso dichiarare che i famigerati investitori stranieri non investono in Italia per il problema dell'art. 18, in quanto esiste da oltre vent'anni la possibilità di attivare licenziamenti collettivi a partire da un numero minimo di 5 lavoratori. L'Italia non attrae le aziende estere perché la pressione fiscale è insostenibile e le infrastrutture di rete e di trasporti sono insufficienti; gli iter burocratici per avviare un'impresa sono elefantiaci, possono durare mesi come anni e non si ha certezza dell'investimento. Basti pensare che il rapporto "Doing Business in a transparent world 2012", a cura del centro ricerche della Banca Mondiale, che stila una graduatoria delle economie sulla facilità nel "fare business", in base a parametri quali inizio dell'attività, permessi edili, allacciamento dell'energia, registrazione della proprietà, accesso al credito, ecc.. ci posiziona all' 87° posto, dietro allo Zambia e alla Mongolia! Il Governo dovrebbe invece spiegare perché le banche italiane nonostante nel mese di dicembre 2011 abbiano incassato dalla Bce la bellezza di 116 miliardi al tasso dell' 1% per rilanciare l'economia ed aiutare le imprese, continuano a rifiutare di aprire linee di credito alle imprese (calate dal 2,6% all'1,3%) e di erogare mutui
alle famiglie italiane (a tassi medi del 3,1%), ed utilizzano questi soldi spesso speculando sul riacquisto dei titoli di Stato sempre più remunerativi. Come mai Monti così solerte nel combattere l'evasione fiscale si dimentica di andare a recuperare miliardi di gettito fiscale persi dall'erario italiano, a causa delle migliaia di aziende italiane che delocalizzano all'estero con fatturati da capogiro? E si permette anche alle stesse imprese di accedere agli ammortizzatori sociali dopo aver beneficiato di aiuti economici statali e sgravi fiscali per avviare le attività ? Per rilanciare veramente l'economia e l'occupazione in Italia dovremmo richiedere il licenziamento per motivi economici dei parlamentari che aggravano di spese inutili le casse dello Stato; delocalizzare questo governo di gerontocrati che sentenziano da professori ammuffiti e burocrati delle lobbies finanziarie; inserire i giovani nel mondo del lavoro e combattere la precarietà, non aumentare l'età pensionabile; far rientrare in Italia il lavoro trasferito all'estero e ri-creare centinaia di migliaia di posti di lavoro persi; investire nelle energie pulite e rinnovabili e rinunciare al ricatto petrolifero; riprenderci la nostra sovranità monetaria; impedire il trattato ESM, e così via. Questi, solo alcuni degli indirizzi strategici che uno Stato realmente sovrano metterebbe urgentemente in campo per sostenere il suo Popolo in difficoltà. Ma come l'Italia, ancora governata da lacchè, è sempre più lontana dall'essere una Nazione libera, così quello italiano non sembra più essere un Popolo che lotti per pretendere – e così meritarsi – la propria dignità. Simul stabunt vel simul cadent.

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